Il Presidente del GSE sottolinea la centralità delle reti di teleriscaldamento per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e di efficienza energetica del nostro Paese
“Il teleriscaldamento riveste un ruolo fondamentale per la decarbonizzazione degli edifici e delle città, per le sue capacità di integrare l’efficienza con l’uso delle fonti di energia rinnovabili e di ridurre le emissioni inquinanti e climalteranti, in particolare nelle grandi aree urbane dove il problema è più acuto. Non esiste transizione energetica senza città sostenibili e non esistono città sostenibili senza riscaldamento e condizionamento sostenibili”.
Questa la dichiarazione che Paolo Arrigoni, presidente del GSE – Gestore Servizi Energetici ha voluto mettere al centro del suo contributo all’ultimo congresso di Euroheat&Power, svoltosi a Torino nel maggio scorso. Concetto che Arrigoni ha potuto – e voluto – rilanciare anche in successivi interventi, ripresi dalla stampa nazionale e locale. Sottolineando sempre il maggiore contributo che le reti di calore potrebbero dare per la transizione energetica del Paese se solo venisse messo a terra tutto il loro potenziale.
Come ampiamente documentato dagli studi promossi proprio da AIRU, il teleriscaldamento potrebbe distribuire ben 52,9 TWh entro il 2030, a fronte degli attuali 9,7 TWh, consentendo di evitare l’emissione di 7,9 milioni di tonnellate di CO2. Senza dimenticare il beneficio in termini di indipendenza energetica, con una possibile diminuzione dell’import di gas di circa 2,6 milioni di metri cubi. Sviluppo del teleriscaldamento che, seppur in maniera ancora limitata, è previsto finalmente anche dal PNRR, che ha messo a disposizione 200 milioni di euro per progetti di teleriscaldamento efficiente; misure che vedono proprio nel GSE il soggetto attuatore.
“Il target che si pone la misura di investimento – ha spiegato Arrigoni – è relativo allo sviluppo di 330 km di reti di teleriscaldamento efficiente e alla costruzione di impianti o connessioni per il recupero di calore di scarto per 360 MW. Il raggiungimento dell’obiettivo consentirebbe di conseguire benefici di tipo energetico-ambientale pari a 20 ktep annui di energia primaria fossile risparmiata ed evitare ogni anno l’emissione di 0,04 Mt di CO2 nei settori non ETS”.