Il progetto Edinburgh Geobattery prevede di immagazzinare il calore di scarto di un super computer nelle acque delle miniere dismesse, per utilizzarlo per il teleriscaldamento cittadino.
Efficienza: è questa la vera protagonista della transizione energetica. E il teleriscaldamento efficiente ne è uno dei principali interpreti. Un nuovo esempio della centralità delle reti di calore per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità arriva dalla Scozia, con la sperimentazione di un sistema unico nel suo genere nel Regno Unito.
A Edimburgo, il calore di scarto di un nuovo super computer in dotazione all’Advanced Computing Facility (ACF) dell’Università di Edimburgo sarà immagazzinato nel sottosuolo, in miniere dismesse, per poi essere utilizzato nella rete di teleriscaldamento cittadino. Nell’ambito del progetto Edinburgh Geobattery sarà effettuato un test di fattibilità che prevede di potenziare il processo di raffreddamento del super computer per trasferire il calore catturato nell’acqua della miniera, fino a una temperatura massima di 40 °C, che sarà poi reso disponibile per il riscaldamento attraverso l’uso di pompe di calore. Nel sottosuolo di Edimburgo sono infatti presenti tunnel abbandonati di miniere di carbone, scisto e altri minerali, già inondati dall’acqua.
L’ACF rilascia già ora fino a 70 GWh di calore in eccesso ogni anno, che diventeranno 272 GWh una volta implementato il supercomputer di nuova generazione, che sarà installato in un’ala appositamente costruita dell’ACF e utilizzerà il raffreddamento a liquido come tutti i moderni sistemi di calcolo ad alte prestazioni. Secondo i ricercatori dell’Università, lo sfruttamento di questo calore di scarto potrebbe riscaldare almeno 5.000 famiglie.
“Questo progetto apre la possibilità di estrarre il calore immagazzinato nell’acqua di miniera in modo più ampio – ha dichiarato Christopher McDermott, docente della School of Geosciences dell’Università di Edimburgo e responsabile dello studio. La maggior parte delle miniere di carbone dismesse sono inondate d’acqua, il che le rende fonti ideali per le pompe di calore”.
Secondo i dati rilasciati dall’Università, un quarto delle case del Regno Unito è situato sopra ex miniere; potenzialmente, in questo modo potrebbe quindi essere soddisfatto il fabbisogno di riscaldamento di sette milioni di famiglie, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e alla riduzione dei costi energetici.
Edinburgh Geobattery è un progetto internazionale da 2,6 milioni di sterline (oltre 3 milioni di euro) che vede l’Università di Edimburgo come il principale partner di ricerca.