Il congresso di Euroheat & Power ha confermato il ruolo centrale svolto in Europa dal teleriscaldamento per la risoluzione della crisi energetica e climatica. E in Italia? Il potenziale c’è ma va sfruttato…
Avvicinandosi a Torino, lo sguardo corre subito alla Mole, simbolo riconosciuto di quella che fu la prima capitale del Regno d’Italia. Eppure, nascosto ai nostri occhi c’è un altro simbolo di questa città, oggi ancora più importante: il teleriscaldamento.
Nascosto perché la rete scorre silenziosa sotto i nostri piedi, importante perché ha consentito a Torino di raggiungere eccellenti risultati nella lotta all’inquinamento – nel 2019 le emissioni di CO2 dovute al riscaldamento sono diminuite del 47 per cento – e contribuito all’efficientamento energetico degli edifici, come evidenziato da Claudio Cerrato, presidente della “Commissione Comunale Ambiente, Ecologia e Verde Pubblico” di Torino nel suo intervento nella Opening Session.
Non è un caso, quindi, che proprio Torino, la città più teleriscaldata d’Italia, abbia ospitato il congresso 2023 di Euroheat & Power, l’associazione che raggruppa i principali operatori europei del settore. Evento dal titolo significativo – District Energy: the local solution to global challenges – che ha visto i principali operatori del settore mostrare ai rappresentanti delle istituzioni gli sviluppi delle reti di calore in Europa, confrontandosi sulle opportunità di sviluppo che possono fare del teleriscaldamento una tecnologia fondamentale nel percorso di transizione energetica per concorrere alla risoluzione della crisi climatica globale.
Opportunità ben presenti anche nel nostro Paese, come sottolineato da Lorenzo Spadoni, presidente di AIRU, a margine del congresso. “L’Europa del teleriscaldamento – ha dichiarato Spadoni – ha mostrato l’importanza di questa tecnologia nel percorso di decarbonizzazione. Un racconto che deve essere d’ispirazione per l’Italia, che ha un enorme potenziale da sfruttare”. Sviluppo che necessita, tuttavia, del sostegno delle istituzioni e di regole coerenti, chiare e stabili per gli investitori. A riguardo, un segnale positivo sembra arrivare dal nuovo esecutivo.
“Il teleriscaldamento – ha infatti dichiarato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nel suo intervento di apertura del Congresso – è una tecnologia sempre più innovativa e sempre più utile per la decarbonizzazione delle nostre città. Il teleriscaldamento è centrale nella nostra idea di transizione energetica ed è vitale per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 e al 2050”.
Come ampiamente documentato dallo studio dei Politecnici di Milano e Torino, promosso da AIRU e aggiornato ora con l’ausilio di Elemens, il potenziale nel nostro Paese è enorme. Se sfruttato pienamente, entro il 2030 potrebbero essere distribuiti 52,9 TWh, a fronte degli attuali 9,7 TWh, con un risparmio in termini di minori emissioni pari a 7,9 milioni di tonnellate di CO2. Senza dimenticare i benefici per le nostre tasche, con una diminuzione dell’import di gas di circa 2,6 miliardi di metri cubi, a tutto vantaggio di una maggiore – e oggi sempre più importante – indipendenza energetica. Sviluppo delle reti che, tuttavia, non può avvenire con la sola remunerazione di mercato, poiché necessita di importanti impieghi economici che hanno però ritorni nel medio-lungo termine. Gli investimenti devono quindi essere supportati anche da politiche di sostegno ad hoc, al pari di altre tecnologie che hanno avuto fino ad ora un trattamento di favore, evitando sovrapposizioni e incoerenze con gli obiettivi di sostenibilità.
Il settore ha dato segnali importanti ed è pronto a fare investimenti, come dimostrano i tanti progetti già cantierabili di portata ben maggiore di quanto previsto dal PNRR, che ha messo a disposizione del teleriscaldamento efficiente 200 milioni di euro. Un quadro ben delineato durante l’incontro A heating “Rinascimento”: the untapped potential of District Heating in Italy che ha visto gli interventi, tra gli altri, di Stefano Besseghini, presidente di ARERA, di Paolo Arrigoni, presidente del GSE e di Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra.
“Il teleriscaldamento – ha dichiarato Paolo Arrigoni – gioca un ruolo fondamentale per la decarbonizzazione degli edifici e delle città, per le sue capacità di integrare l’efficienza con l’uso delle fonti di energia rinnovabili e di ridurre le emissioni inquinanti e climalteranti, in particolare nelle grandi aree urbane dove il problema è più acuto. Non esiste transizione energetica senza città sostenibili e non esistono città sostenibili senza riscaldamento e condizionamento sostenibili”.
Una delle sfide principali che l’Europa deve affrontare per raggiungere gli sfidanti obiettivi di sostenibilità climatica che si è data è rappresentata infatti dalla decarbonizzazione del settore del riscaldamento e del raffreddamento (H&C), che attualmente rappresenta la metà del consumo finale di energia dell’UE.
“Il GSE – ha continuato Arrigoni – è il soggetto attuatore della misura del PNRR dedicata allo sviluppo del teleriscaldamento efficiente. Il target che si pone la misura di investimento è relativo allo sviluppo di 330 km di reti di teleriscaldamento efficiente e alla costruzione di impianti o connessioni per il recupero di calore di scarto per 360 MW.
Il raggiungimento dell’obiettivo consentirebbe di conseguire benefici di tipo energetico-ambientale pari a 20 ktep annui di energia primaria fossile risparmiata ed evitare ogni anno l’emissione di 0,04Mt di CO2 nei settori non ETS”.
Percorso di decarbonizzazione che deve essere quindi caratterizzato da più pragmatismo e meno ideologia.
“La UE – ha sottolineato Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra – ha impostato una politica su convinzioni, spingendo solo alcune fonti. Dobbiamo invece puntare su sistemi integrati di tecnologie e sulla neutralità tecnologica, senza obblighi o divieti. Il teleriscaldamento, che può utilizzare calore altrimenti sprecato, è una opportunità anche per ripensare le città del futuro”.
Concetti ripresi, con la consueta arguzia, anche dal presidente di ARERA Stefano Besseghini, che ha però sottolineato come sia necessario anche un maggiore presidio italiano presso i tavoli e le stanze europee.
“La fatwa contro le tecnologie – ha affermato Stefano Besseghini – non ce la possiamo permettere. Dobbiamo vedere, invece, il contributo che ognuna può dare. Come regolazione stiamo lavorando per migliorare alcuni aspetti e dare al settore del teleriscaldamento un segnale di stabilità, bilanciando esigenze dei consumatori e minori rischi per gli investitori”.
Il Paese vuole investire in questa tecnologia, il potenziale c’è. Spetta ora al Governo dare il segnale dello strater.