Potrà (finalmente) diffondersi anche in italia il teleriscaldamento efficiente?

L’edizione 2020 dell’Annuario il Riscaldamento urbano fotografa una realtà italiana che, nonostante un quadro di sviluppo del settore del teleriscaldamento desolante, ha visto  nel 2019 la nascita di alcune timide iniziative.

366 milioni di metri cubi di edifici riscaldati, 11.234 GWh/anno termici consegnati all’utenza, 0,5 Mtep risparmiati (in termini di energia primaria) e minori emissioni pari a 1,7 milioni di tonnellate di CO2 evitate. Questi i numeri del teleriscaldamento in Italia riportati sulla nuova edizione dell’Annuario AIRU Il Riscaldamento urbano.

Partendo dall’analisi dello sviluppo storico, il volume presenta un quadro di sintesi sulle infrastrutture in esercizio, sui volumi riscaldati e il calore distribuito, il tutto completato dalle accurate schede tecniche di dettaglio relative a oltre 180 reti presenti sul territorio italiano.

Scorrendo i dati 2019 si segnalano alcune nuove, ancorché timide, iniziative; delle 11 nuove reti inserite per la prima volta nell’Annuario, cinque sono state avviate nel corso dell’anno analizzato. In particolare, sono otto le nuove reti alimentate da impianti a fonte rinnovabile – Barge, Cembra Lisignago, Chiusdino, Cloz, Costigliole di Saluzzo, Cuneo Frazione Cerialdo, Radicondoli e Vernante – una alimentata da calore di scarto – a Lonato del Garda – e infine due – a Banchette e a Ivrea – alimentate da impianti a cogenerazione fossile.

209 sono i comuni che ospitano le 250 reti censite, che diventano 413 con quelle di piccole e piccolissime dimensioni, per una estensione  totale di tracciato di circa 4.551 km e un trend di sviluppo del 2,9 per cento. Numeri che evidenziano l’importanza del contributo dato dal teleriscaldamento al sistema energetico italiano. Un contributo che potrebbe però essere maggiore se supportato da politiche coerenti con gli obiettivi di decarbonizzazione e di efficienza energetica previsti dal PNIEC e dal Green Deal europeo.

Il costante ricorso al recupero industriale, che in valori assoluti segna un evidente passo in avanti – da 2.090 tep a 5.086 tep – conferma come il teleriscaldamento possa essere la soluzione tecnologica più adatta anche nelle aree industriali per riutilizzare il calore altrimenti disperso, in un percorso virtuoso di economia circolare, efficienza energetica e sostenibilità ambientale.

“Sappiamo che le città – scrive Ilaria Bottio, Segretario generale di AIRU – saranno il luogo dove la maggior parte degli obiettivi che la UE si è posta possono essere meglio raggiunti e sviluppati. Ambiti nei quali il teleriscaldamento efficiente può contribuire in modo significativo alla sostenibilità ambientale, alla riduzione dei consumi e all’efficienza energetica”.

Un altro anno è passato, gli indirizzi politici europei e nazionali si orientano sempre più verso uno sviluppo industriale e sociale sostenibile. L’ora del teleriscaldamento è adesso!