Pichetto Fratin: “Si può pensare anche ad altri aiuti […ad esempio] se ho il teleriscaldamento”

Intervenuto a REbuild23, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha sottolineato il ruolo del teleriscaldamento in tema di efficientamento energetico degli edifici e tutela del patrimonio culturale del nostro Paese

Secondo i dati di Eurostat, nella UE gli edifici sono responsabili del 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni di gas a effetto serra. Dati non nuovi e nemmeno sorprendenti, tanto che da tempo l’Unione Europea ha indirizzato i propri sforzi di decarbonizzazione verso il settore del riscaldamento.

Ora però, anche a causa della crisi energetica, il Parlamento Europeo ha voluto dare una ulteriore accelerata con l’approvazione della Direttiva Casa Green (343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti), volta a migliorare le prestazioni degli edifici. In particolare, la Direttiva impone che tutte le nuove costruzioni siano a zero emissioni a partire dal 2028 ma, soprattutto, che gli edifici residenziali esistenti raggiungano entro il 2030 almeno la classe di prestazione energetica E, che sale alla D entro il 2033; termini che si accorciano di tre anni per gli edifici pubblici o non residenziali.

La Direttiva non tiene conto però, oltre agli enormi costi a carico della popolazione, delle modalità costruttive e dei contesti climatici diversi, o della specificità di un Paese come l’Italia che presenta molti territori dove non sono possibili interventi di modifica dell’involucro edilizio e dove è difficile effettuare azioni di efficientamento energetico.

“In Italia – ha dichiarato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, aprendo i lavori di REbuild23 – abbiamo 31 milioni di edifici, di cui 21 in classe E, F e G, e molti di questi non sono ristrutturabili. Non abbiamo i presupposti che l’UE dà per scontati affinché i 2/3 dei fabbricati attualmente riscaldati con energia da fonte fossile diventino a energia rinnovabile. La valutazione della riqualificazione va fatta sul complesso degli edifici, non possiamo farla sui singoli”.

Come agire, quindi? Come possono le nostre città e i piccoli borghi tutelare il proprio patrimonio culturale senza svalutarlo, rispettare le linee di indirizzo per le aree monumentali e allo stesso tempo mettere in atto interventi di efficientamento? Una risposta – già pronta all’uso – può essere rappresentata proprio dal teleriscaldamento, grazie al quale si può intervenire efficientando l’edificio senza modificarne la struttura e senza intaccare l’involucro o l’impianto di distribuzione secondario.

Una soluzione che andrebbe quindi promossa e premiata, come sottolineato dal ministro Pichetto Fratin. “Per rispettare i tempi della Direttiva Casa Green avremmo bisogno di più tempo e di ragionare insieme su un percorso razionale, mirato e che duri nel tempo. Si può pensare anche ad altri aiuti: in presenza di teleriscaldamento, per esempio, l’edifico” consegue una migliore classe energetica.

Considerazioni che AIRU ha ribadito anche nella memoria presentata dal Vicepresidente, Simone Rossi, in occasione dell’audizione in merito alla “Indagine conoscitiva sull’impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia” presso la VIII Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati, e nella quale ha sottolineato come sia condivisibile la proposta della UE di rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico ma non il percorso tracciato per l’edilizia esistente.

“Per raggiungere gli obiettivi sfidanti – si legge tra l’altro nella memoria – dobbiamo garantire edifici a zero emissioni. Il parco edilizio nazionale è composto dalla prevalenza di edifici in classe F e G e per buona parte di questi non è possibile effettuare gli efficientamenti richiesti, per vincoli strutturali e architettonici”. L’allacciamento a una rete di teleriscaldamento efficiente riduce drasticamente le emissioni senza intervenire sull’involucro, mantenendone quindi le caratteristiche inalterate.

Teleriscaldamento che nel nostro Paese ha un grande potenziale (circa 5 volte l’attuale consistenza)- come accertato dallo studio dei Politecnici di Milano e Torino promosso da AIRU – che per essere sbloccato necessita però di importanti incentivi a sostegno, finora mancati – come ribadito anche dallo studio di Elemens.