Teleriscaldamento in Italia: si può (e si deve) fare di più!

La nuova edizione dell’Annuario il Riscaldamento urbano descrive una realtà del teleriscaldamento che anche per il 2020 mostra nel nostro Paese solo poche nuove iniziative. L’Europa rimane ancora lontana…

216 città italiane teleriscaldate, 263 reti – che diventano 420 considerando anche quelle di piccolissime dimensioni – 375 milioni di metri cubi riscaldati, 11.330 GWh/anno termici consegnati all’utenza e 0,5 Mtep risparmiati (in termini di energia primaria); oltre a ben 1,7 milioni di tonnellate di CO2 evitate.

Questi alcuni numeri del teleriscaldamento in Italia, riportati sulla nuova edizione dell’Annuario AIRU Il Riscaldamento urbano. Numeri tuttavia che non cambiano di molto la fotografia scattata nel 2019. Il trend di crescita è in calo e le reti esistenti si espandono poco. Se la volumetria totale allacciata nel corso del 2020 è stata di circa 8,8 milioni di metri cubi, solo 1.149.507 metri cubi sono relativi alle nuove reti, mentre il resto è dovuto a estensioni di quelle esistenti, di cui il 50 per cento attribuibile alle sole reti di Torino e Milano.

Ilaria Bottio

ILARIA BOTTIO AIRU

“Il teleriscaldamento in Italia ancora una volta è fermo – scrive Ilaria Bottio,  segretario generale dell’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano – con qualche sporadica iniziativa che prende l’avvio nell’anno termico 2020/2021 affrontando notevoli difficoltà introdotte dalle criticità emerse negli ultimi anni. Delle sette nuove realtà inserite per la prima volta nell’Annuario AIRU, una sola è stata avviata nel 2020. A testimonianza della mancanza di volontà di sostenere una tecnologia che all’estero è ampiamente riconosciuta come strumento necessario alla transizione energetica”.

L’unica rete che ha preso avvio nell’anno termico è infatti quella del Quartiere Pista, ad Alessandria, con 319.521 m3 serviti, un estensione di quasi 11 km e 17 MWt di potenza termica installata. Le altre, nuove per l’Annuario, sono quelle di Alzano Lombardo, Chiusdino-Palazzetto, Chivasso (la più importante come dimensioni, con 350.000 m3 allacciati), Collegno-Basse Dora, Londa, Rosignano Marittimo. Per un totale di 46,3 MW di potenza termica installata.

Edizione 2021 dell’Annuario che mette in evidenza comunque anche segnali positivi. C’è un progressivo ricorso al recupero industriale che, se in percentuale aumenta leggermente, in valore assoluto segna un importante salto in avanti, passando da 2.666 tep a 4.710 tep.

Inoltre, la rete di Rivoli-Grugliasco-Collegno si aggiunge alle 14 (Bergamo, Bologna-Frullo, Brescia, Bolzano, Como, Cremona, Desio, Ferrara, Forlì, Milano, Parma, Rho-Pero, Rivoli, Sesto San Giovanni) che già sfruttano il recupero di calore da termovalorizzatore, ormai ovunque di tipo cogenerativo.

 

“Come più volte sottolineato da questa pubblicazione – sottolinea infatti Ilaria Bottio – il teleriscaldamento può offrire uno strumento idoneo alla transizione energetica, contribuendo a ridurre il consumo di fonte fossile, mitigando l’inquinamento atmosferico, rendendo più sicuro il servizio di riscaldamento e fornendo strumenti per una città smart.

Tutto questo utilizzando come vettore energetico il solo calore di scarto”.