Pubblicata la nuova edizione dell’Annuario AIRU il Riscaldamento urbano, che fotografa la situazione attuale del teleriscaldamento in Italia al 31 dicembre 2022. Il 2022 ha visto un trend di crescita pari solo al 2,5 per cento., ma nel nostro Paese rimane un grande potenziale ancora non sfruttato.
231 centri urbani teleriscaldati, dalle grandi città come Milano e Torino a piccoli borghi toscani e umbri. 279 reti – che diventano 429, se includiamo nel novero anche quelle di piccole dimensioni – per oltre 5.000 chilometri di tracciato. 393 milioni di metri cubi riscaldati e 9.173 GWh termici consegnati all’utenza.
Questi alcuni numeri che descrivono meglio di tante parole la situazione del teleriscaldamento in Italia, riportati sulla nuova edizione dell’Annuario AIRU Il Riscaldamento urbano. Cifre che decretano tuttavia uno sviluppo analogo a quello dell’anno precedente, intorno al 2,5 per cento, pur avendo consentito al Sistema Paese di evitare l’emissione di circa 1,8 milioni di tonnellate di CO2 e risparmiare 0,5 Mtep in termini di energia primaria.
Risultati di tutto rispetto per il settore, ma ancora ben al di sotto del potenziale del teleriscaldamento in Italia che – questa l’analisi del Politecnico di Milano ed Elemens – in un’ottica di minimizzazione del costo complessivo del sistema, depurata di qualunque sistema incentivante, potrebbe raggiungere i 59 TWh di energia termica erogata, alle condizioni di mercato dell’energia previste per il 2030. E con l’introduzione di vincoli emissivi a 3,5 e 1,5 Mt di CO2 e la crescita della quota di rinnovabili e calore di scarto, addirittura potrebbe arrivare a 73 TWh.
Con un corollario non di poco conto: un minore inquinamento atmosferico locale proprio nelle zone dove serve di più, ovvero nell’ambiente urbano. Inquinamento dell’aria che continua ad essere la prima causa ambientale di morte precoce nell’Unione Europea.
“La realtà – scrive Ilaria Bottio, Segretario generale di AIRU – ci pone oggi di fronte a scelte immediate per risolvere un problema che ormai ha acquisito consistenza emergenziale. Il teleriscaldamento può contribuire a mitigare gli impatti degli inquinanti in atmosfera. E i dati degli studi promossi da AIRU certificano che il teleriscaldamento italiano è un futuro anteriore e non un futuribile, pronto ad intervenire in un contesto su cui opera già da molto tempo. Basta semplicemente che sia permesso al settore di esprimere il proprio potenziale”.
L’edizione 2023 dell’Annuario conta circa 53 chilometri di nuove reti inserite per la prima volta nell’Annuario e un incremento di quasi 68 chilometri di quelle esistenti, per una crescita totale di 122 chilometri rispetto al 2022.
Nonostante il teleriscaldamento sia ancora oggi un settore di nicchia (copre circa il 3% della domanda termica in Italia), gli Operatori continuano a lavorare in modo virtuoso sui propri sistemi, rispondendo positivamente e attivamente alle nuove Direttive europee, che vedono nel teleriscaldamento efficiente uno strumento imprescindibile per la decarbonizzazione e l’indipendenza energetica. Le reti italiane, infatti, continuano a migliore la propria efficienza e a contribuire alla transizione ecologica con l’ammodernamento degli impianti e la riduzione delle emissioni. In particolare, l’Annuario 2023 evidenzia un uso sempre maggiore di bioenergie, del recupero di calore di scarto industriale, del solare termico e della geotermia.
(!) È possibile richiedere gratuitamente il volume dell’Annuario 2023 in versione digitale, compilando il form nella Home Page del sito AIRU